Provaci ancora sinistra!

Una proposta di discussione per scelte giuste alle elezioni regionali 2024

La delusione è stata spesso lo stato d’animo di fondo, nei movimenti della società civile, rispetto ai comportamenti di quei rappresentanti nelle assemblee elettive ai quali era stata data fiducia. Ora, dato che con la candidatura del Presidente Stefano Bonaccini alle elezioni europee, si apre la strada alle nuove elezioni nella nostra regione, siamo di nuovo di fronte al dilemma di come sia giusto comportarsi. Sia come RECA che come mondo ambientalista in generale, si impone una riflessione sull’operato di questo Presidente, di questa Giunta e della loro maggioranza.

 

Qualche anno fa decidevamo di non firmare il Patto per il Lavoro e per il Clima proposto dalla Regione, che giudicavamo insufficiente e contraddittorio, e lanciammo la campagna di raccolta delle firme per la presentazione delle note quattro leggi d’iniziativa popolare, che tutt’ora giacciono nelle commissioni della Regione, in una discussione appena iniziata con forte ritardo. Tutto ciò è già una guida per la discussione che vogliamo lanciare, una discussione che sia realmente pubblica, perché il futuro ambientale della regione non si deve giocare nelle segrete stanze dei vertici partitici, e che inizi subito, perché non deve essere strozzata nei due o tre mesi immediatamente precedenti la scadenza.

 

Ragioniamo su alcuni punti fondamentali: dal punto di vista della questione energetica, la Regione ha sposato le misure maggiormente contrarie alla transizione, caldeggiando trivellazioni, cattura e stoccaggio delle emissioni di CO2, rigassificatore di Ravenna (e l’intera filiera del GNL), e la costruzione dell’inutile mega-gasdotto della Linea Adriatica, avallando e promuovendo l’assurdo piano dei governi di far diventare l’italia l’hub del metano per l’Europa. Tutto ciò, imponendo per altro provvedimenti d’urgenza in spregio di ogni vincolo ambientale e procedurale.

 

Sulla plastica dopo le roboanti dichiarazioni di Bonaccini, e dopo aver votato un odg in senso plastic free, le buone intenzioni sono rimaste lettera morta. Anzi, la Regione si è pronunciata chiaramente contro le proposte europee di tassa sulle plastiche, invece di provvedere ad un piano che accompagnasse le aziende coinvolte verso produzioni sostenibili.

 

Politica dei rifiuti, capovolgimento a 180 gradi rispetto alle intenzioni dichiarate, è stata demolita l’impalcatura della legge 16/2015 su rifiuti ed economia circolare. Nello stesso Patto per il Lavoro e per il Clima, almeno veniva riportato un obiettivo di riduzione della produzione di rifiuti, e di una diminuzione dei non riciclati a 110 kg/abitante. Le successive scelte sono andate nel senso esattamente opposto. Il criterio puramente quantitativo della raccolta differenziata, non risolve certo la questione. L’impegno di chiusura degli inceneritori è stato sostanzialmente dimenticato, anche di fronte al fatto che essi, quanto ad emissioni climalteranti, siano secondi solo al carbone.

 

Sul consumo di suolo, la legge regionale votata nel 2017 si è rivelata un intricato groviglio di deroghe, e nella realtà la limitazione del consumo di suolo non c’è.  Restiamo una delle regioni peggiori, le stesse aree alluvionate sono state solo tardivamente e in modo assolutamente incompleto poste in una condizione di moratoria rispetto a nuovi progetti, e la spinta alla realizzazione di nuovi poli logistici e di opere stradali e autostradali sta dando il suo contributo fondamentale alla distruzione del terreno regionale.

 

La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, ventilata in pregressi documenti, ha lasciato il posto dopo l’alluvione alla rasatura radicale delle golene, con distruzione di ecosistemi che impoveriscono drasticamente la biodiversità e le capacità di autodepurazione delle acque, favorendo, proprio quei rischi che si vorrebbero contenere.

 

La qualità dell’aria nella Pianura Padana è fra le peggiori al mondo, e la nostra Regione non brilla certo per provvedimenti che tendano a migliorarne le condizioni. Le piantumazioni vegetali previste, non competono di certo con le mattanze di alberi che si stanno portando avanti in ogni provincia.

 

La mobilità resta legata con la piaga del trasporto privato, si immolano ampi pezzi di natura e di salute delle popolazioni, mancano le scelte significative per il trasporto collettivo, mentre avanzano le grandi opere stradali e autostradali. Un modello Motor Valley, che si diffonde capillarmente.

 

La presenza massiccia degli allevamenti intensivi non viene minimamente messa in discussione, le cosiddette eccellenze gastronomiche della regione vengono presentate come elementi da potenziare in maniera illimitata. L’indispensabile riduzione, della quantità e della densità degli allevamenti intensivi, viene rimandata sine die.

 

Il “modello emiliano romagnolo”, del quale si diceva che i costi ambientali erano il “prezzo da pagare” a un alto livello di benessere e di efficienza dei servizi, è fortemente in crisi e invece abbiamo il depotenziamento anche nel settore sanitario e sociale, e la precarizzazione del lavoro secondo le tendenze del capitalismo globalizzato. Il turismo, settore trainante dal punto di vista economico, viene gonfiato, con conseguenze negative sui diritti di chi lavora, sulla struttura sociale, sulla realtà urbanistica, sui rapporti umani e sull’equità.

 

Nell’ambito dei movimenti diverse persone nel 2020, a fronte del rischio che la Regione venisse consegnata alla destra, hanno sostenuto la coalizione Bonaccini, dando il voto alle liste che dichiaravano il proprio impegno ambientalista e sociale. Ma oggi riteniamo che non vi siano le condizioni per ribadire la scelta di allora, perché non si intravvedono svolte, e –  al contrario –  i nomi che vengono fatti come possibili successori del Presidente uscente rimarcano proprio la volontà di una forte continuità.

La scelta di alcune forze vicine alle istanze ambientali, di continuare a sostenere “a prescindere” la giunta Bonaccini, secondo noi è stata un errore, che ha avallato completamente la politica del Partito di maggioranza relativa, mortificando anche le stesse presenze critiche al suo interno.

D’altronde, la frammentazione, l’autoreferenzialità e la litigiosità di coloro che, si sono presentati fuori della coalizione, hanno creato un vulnus nella rappresentanza, e impedito lo svilupparsi di un’opposizione forte ed efficace. Ed anche questo è uno scenario da scongiurare.

 

È nella nostra natura confidare soprattutto nella mobilitazione dal basso, ma il tema della “sponda politica” è comunque ineludibile e siamo del parere che occorra essere presenti anche ai livelli istituzionali. Per cui bisogna cercare di coagulare tutte le diverse energie di coloro che hanno a cuore le sorti dell’ambiente e della giustizia climatica. Per queste ragioni, chiamiamo alla discussione sincera, priva di pregiudizi, libera da interessi di bandiera e ricca di disponibilità.

Ci rivolgiamo naturalmente ai Partiti e alle Liste, ma anche alle associazioni e alle singole persone.

Se si affronta da subito e senza pregiudizi questa discussione vi sono il tempo e le condizioni costruire una presenza unitaria del pensiero critico, ecologista ed alternativo. O almeno si riesca a formare una valida coalizione con il proprio candidato Presidente, e con candidature credibili.

Cambiali in bianco a nessuno. Disponibilità a collaborare attivamente e senza riserve con chiunque accetti un confronto vero.

Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, maggio 2024

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