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COM'É NATO IL PATTO PER IL CLIMA?

Scopri cosa ha fatto nascere l'esigenza di scrivere un patto alternativo a quello della Regione e quale enorme lavoro RECA ha svolto per preparare questo documento

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OBIETTIVI

Approfondisci quali obiettivi Reca si è prefissata nella realizzazione e consegna dei Patto per il Clima e il lavoro alla Regione

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SCARICA IL PATTO PER IL CLIMA E PER IL LAVORO

Scarica qui il documento inviato alla Regione Emilia-Romagna sottoscrtto da 76 associazioni e comitati.

Nel luglio 2020 in Regione si è cominciato a parlare di un “Patto per il Lavoro e per il Clima”, un documento che dovrebbe raccogliere gli obiettivi più importanti della transizione ecologica da svolgersi in questo mandato amministrativo per risolvere i problemi legati agli imminenti cambiamenti climatici a partire dal consumo di risorse fino al problema del lavorocome uscire dalla dipendenza dal combustibile fossile, come raggiungere la neutralità climatica, come tagliare le emissioni di inquinanti e CO2, come accompagnare il tessuto produttivo e le parti sociali alla transizione ecologica.  Il patto sarebbe dovuto essere una possibilità aperta a tutte e tutti di esprimersi e di progettare nuove azioni per il clima, condividere informazioni, avviare attività di base e illustrare soluzioni che possono essere adottate anche dai singoli firmatari.   Il 15 dicembre 2020 la Regione Emilia-Romagna ha siglato il “Patto per il Lavoro e Clima” insieme a 55 soggetti: imprese, sindacati, enti locali. 

La nostra assemblea dopo una consultazione interna, ha votato in modo compatto per non firmare, perché ritiene che gli obiettivi e i risultati attesi non possono essere messi in discussione: la crisi climatica non lascia ulteriore tempo.

L’assenza tra i firmatari delle associazioni e dei movimenti che dovrebbero rappresentare la società civile è clamorosa e denuncia la laconicità di un documento che non ha obiettivi intermedi, né specificati investimenti e risorse finalizzate al raggiungimento del 100% di energie rinnovabili al 2035. Senza questi indicatori non è possibile monitorare i risultati del Patto stesso, il che lo rende uno strumento potenzialmente inerte. 

PERCHÉ ABBIAMO SENTITO IL BISOGNO DI RISCRIVERLO? 

Il Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna, sbandierato come un accordo tra tutte le parti sociali, si presenta in realtà come un accordo di parte, protezionista nei confronti dell’industria non sostenibile, senza obiettivi concreti di breve e medio periodo, che lascia libertà di scelta ai privati negli obiettivi e nelle strategie. Perciò vogliamo raccontare come, secondo noi, avrebbe dovuto essere scritto quel patto e quali contenuti sarebbero dovuti comparire per diventare un vero e proprio indirizzo politico in grado di raccogliere le esigenze di tutte le parti che avrebbero dovuto sottoscriverlo per raggiungere specifici obiettivi legati al bene comune.   

L’opuscolo è diviso in due parti: una prima parte in cui presentiamo una nostra visione radicale e completa di  come sarebbe dovuto essere questo documento, con una visione d’insieme, i valori e le specifiche strategie in ogni ambito; una seconda parte contenente il vero Patto per il Lavoro e per il Clima, nel quale troverete, in rosso, le nostre richieste di emendamento presentate alla Regione Emilia-Romagna.  La prima cosa che ha suggerito RECA è di cambiare il titolo: “Patto per il Lavoro e per il Clima” in “Patto per il Clima e per il Lavoro”. L’inversione delle parole “clima” e “lavoro” non è solo una questione formale: una riforma del lavoro, infatti, dipende strettamente dalle scelte strategiche che si devono adottare per affrontare l’emergenza climatica, secondo i tempi che sono dettati dalla natura e non dall’economia.  Se condividete questo nuovo patto, fatelo conoscere e sostenete le attività di queste associazioni e comitati che cercano nella loro quotidianità di compiere azioni coerenti con l’obiettivo della transizione ecologica. 

  1. Uso sostenibile delle risorse ed economia circolare
  2. Transizione e autonomia energetica
  3. Stop al consumo di suolo e rigenerazione urbana
  4. Tutela e preservazione dell’acqua e ripubblicizzazione servizio idrico
  5. Agricoltura e zootecnia
  6. Qualità dell’aria
  7. Mobilità
  8. Turismo
  9. Biodiversità e riforestazione
  10. Salute pubblica

1) Uso sostenibile delle risorse ed economia circolare

Eliminazione delle produzioni superflue, dematerializzazione dell’economia con la sostituzione della produzione di beni con la fornitura di servizi, riprogettazione dei beni ai fini del massimo allungamento della vita utile, del riuso in toto o in parte e costruiti con soli materiali riciclabili e non pericolosi razionalizzazione dei processi produttivi per eliminare gli scarti, riciclo totale dei rifiuti non evitabili. Applicare il principio di prossimità e massima autosufficienza nell’uso sostenibile delle risorse.

Obiettivi

  • Rientrare entro il 2050 all’interno di un uso sostenibile delle risorse rispetto all’attuale uso del 300%.
  • Entro il 2025: ridurre sotto i 75 kg/abit. i rifiuti non riciclati, produzione massima di 500 Kg/abit. di rifiuti, 85% di riciclaggio.
  • Uscita dall’incenerimento entro il 2030, a partire da quelli di Piacenza e Forlì, e progressivamente dalle discariche, a partire dalla discarica Tremonti di Imola.
  • Ripubblicizzazione servizio gestione rifiuti.

Strumenti

  • Un piano regionale sulla riduzione dell’uso delle risorse in ogni settore produttivo
  • Rscrittura legge 16/ 2015 su rifiuti ed economia circolare
  • Ridefinizione Piano regionale rifiuti; nuova legge regionale per l’incentivazione della ripubblicizzazione servizio idrico e dei rifiuti.

2) Transizione e autonomia energetica

Passaggio rapido dall’uso delle fonti energetiche fossili all’uso esclusivo da fonti rinnovabili, e massimo efficientamento energetico, con l’azzeramento delle emissioni di gas climalterante. Passare da una produzione di energia centralizzata a una diffusa trasformando i consumer in prosumer.

Obiettivi

  • Entro il 2030 arrivare all’autosufficienza energetica da fonti rinnovabile distribuite all’interno di ciascun territorio comunale per l’intero fabbisogno energetico del settore civile (residenziale e terziario,  circa  70% dei consumi energetici) per quanto riguarda gli attuali  fabbisogni di elettricità, calore e mobilità, attraverso la produzione elettrica microdistribuita, e relativi sistemi di accumulo, l’efficientamento energetico degli edifici con l’eliminazione delle perdite di calore, e l’elettrificazione dei fabbisogni di calore e mobilità, escludendo i processi di combustione;
  • Entro il 2030 arrivare a una riduzione dei consumi finali lordi totali del 32,8% dei consumi energetici rispetto al 2008.
  • 100% energia rinnovabile entro il 2035.
  • Azzeramento delle emissioni climalteranti entro il 2050.

Strumenti

  • Ridefinire il piano energetico regionale che preveda:
  • le responsabilità dei comuni nell’auto approvvigionamento energetico pari al fabbisogno civile e relativi piani comunali energetici con obiettivi obbligatori di riduzione di emissioni climalteranti, di consumi finali e di produzione di energia rinnovabile;
  • Creazione di un meccanismo economico regionale e comunale di debiti e crediti che permette la responsabilizzazione di tutti, singoli utenti e comunità, basato sulle emissioni di CO2 (da considerarsi come Rifiuto Gassoso Urbano – RGU) simile al meccanismo del fondo incentivante e alla tariffazione puntuale previsto per i rifiuti che accompagni finanziandola la transizione energetica;
  • Affiancamento al prelievo di una erogazione di fondi pubblici almeno di pari entità che permetta di accelerare al massimo il sistema superando strozzature e carenze di investimento.
  • L’utilizzo generalizzato delle comunità energetiche, o forme similari di produzione comunitaria e/o pubblica dell’energia, quale strumento più adatto per questa trasformazione che permette di superare le difficoltà dei singoli e di avere economie di scale e di coinvolgere singoli e comunità nella transizione energetica;
  • La programmazione del restante 30% di fabbisogno energetico regionale che parta in primis da obiettivi di efficientamento, che escluda l’utilizzo di fonti fossili e la cattura e accumulo di CO2 (CCS), che individui zona per zona le fonti e le tecnologie più appropriate che garantiscano il massimo rendimento in rapporto all’uso dell’energia, e i minori impatti ambientali in particolare sugli aspetti della salute e di consumo di territorio.
  • Dismissione progressiva, nell’ordine, di tutte le piattaforme di estrazione a mare e a terra, degli inceneritori di rifiuti e delle centrali termoelettriche, sostituendoli con fonti di energia  rinnovabile, compensandoli con l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi  interni lordi.

3) Stop al consumo di suolo e rigenerazione urbana

Una nuova legge urbanistica, che modifichi profondamente l’inefficacia del meccanismo di limitazione del consumo di suolo di cui all’art.5, la scelta succube al mercato di sottrarre all’amministrazione pubblica il potere di definire il futuro assetto delle aree urbane e rurali  e  la scelta antidemocratica di concentrare tutte le decisioni di pianificazione nei poteri della Giunta regionale, esautorando completamente il Consiglio regionale

Obiettivi

  • Anticipare al 2030 la fine del consumo di suolo
  • Riorganizzarne l’uso in base all’inclusione sociale e la riconversione ecologica dell’esistente.

Strumenti:

  • Censimento aree e edifici dismessi per destinarli al patrimonio disponibile per le nuove domande residenziali o lavorative pubbliche/private
  • Piano straordinario di investimenti destinati al recupero delle aree degradate
  • Dismissione di tutti i progetti di nuove strade o loro allargamento
  • Alleggerire la logistica delle merci con l’incremento della filiera corta laddove possibile, o in alternativa privilegiando il trasporto ferroviario sulle lunghe tratte e la ciclologistica/mobilità elettrica per l’ultimo miglio. Di conseguenza, eventuali nuovi poli logistici dovranno essere necessariamente provvisti di scalo ferroviario o ben connessi a scali esistenti.
  • Definizione di una nuova legge urbanistica.

4) Tutela e preservazione dell’acqua e ripubblicizzazione servizio idrico

Anche nella nostra regione, ormai, si deve parlare di crisi idrica. Vediamo già oggi l’alternarsi di eventi siccitosi e devastanti alluvioni, sociali ed economici.  In questo contesto, diventa irrinunciabile e urgente, da una parte, mettere in campo politiche

generali finalizzate ad affrontare il cambiamento climatico con processi di ri-natur lizzazione dei fiumi e, dall’altra, difendere le sorgenti e le falde dai disastri ambie tali. La cura del territorio deve essere sistemica e non emergenziale: dobbiamo mettere in campo un piano per la riduzione del rischio idrogeologico.

Obiettivi e strumenti

  • Tutela e preservazione quali-quantitativa della risorsa: piano per la riduzione  del rischio idrogeologico,  provvedimenti volti alla riduzione dei consumi idrici, alla ristrutturazione delle reti acquedottistiche, alla tutela dall’inquinamento, al miglioramento del sistema di depurazione, a nuove forme di gestione tecnica più sostenibile del ciclo idrico, anche con il riutilizzo delle acque reflue e di quelle piovane, alla salvaguardia dei corpi idrici superficiali e sotterranei, con particolare riferimento ai processi di ri-naturalizzazione dei fiumi e dei corpi idrici, al loro stato anche in relazione al deflusso minimo vitale, e alla difesa delle sorgenti e delle falde.
  • Piano straordinario per la ristrutturazione delle reti idriche, con il concorso anche di risorse da parte dei soggetti gestori, con l’obiettivo di arrivare nei prossimi anni a percentuali fisiologiche di perdita (attorno al 10%) e sviluppare maggiori sinergie con tutti gli attori della gestione e della tutela della risorsa, dai Consorzi di Bonifica all’Autorità di Bacino.
  • Incentivazione alla ripubblicizzazione del servizio idrico. La ripubblicizzazione del servizio idrico si attua , come scelta di fondo, con la costituzione di Aziende speciali di dimensione territoriale e con la partecipazione di cittadini e lavoratori, fuoriuscendo dal mondo delle SpA.  L’incentivazione a tale scelta si promuove con una legge regionale finalizzata all’abrogazione di Atersir per ritornare ad ambiti di governo territoriale, e alla costituzione di 2 Fondi, uno per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e del servizio rifiuti e l’altro di garanzia per il subentro alle gestioni del servizio idrico integrato e alla gestione del servizio rifiuti, che stanziano rispettivamente risorse specifiche per favorire la trasformazione dei soggetti gestori in Aziende speciali e per sostenere il passaggio alle gestioni in house nel momento in cui scadono le concessioni di questi servizi.
  • Ridefinizione del Piano Tutela acque e del Piano di Gestione dei Rischi di Alluvione,  nuova legge regionale per l’incentivazione della ripubblicizzazione servizio idrico e dei rifiuti.

5) Agricoltura e zootecnia

L’attuale modello agroalimentare industriale è basato su grandi input di materia ed energia e su un concetto estrattivista – non ciclico, ma lineare – della produzione.

È responsabile di una gran parte delle emissioni climalteranti a livello globale, ma anche di gran parte della perdita di biodiversità, nonché di inquinamenti delle diverse matrici a livello locale, della perdita di fertilità dei suoli, delle ricorrenti invasioni di organismi alloctoni che trovano nella banalizzazione degli agroecosistemi terreno particolarmente favorevole alla loro espansione distruttiva e nella globalizzazione dei mercati canali di rapida diffusione (es. cimice asiatica), così come di un consumo abnorme di acqua.

Obiettivi e strumenti

  • Incentivare l’uso della fertilizzazione organica e disincentivare il ricorso a concimi e antiparassitari sintetici ai fini della tutela della qualità dei suoli agricoli e della riduzione degli impatti sulle matrici ambientali.
  • Investire su un modello agricolo basato sui cicli naturali, che valorizzi produzioni di piccola scala rivolte al mercato locale, abbandonando le vaste monocolture destinate alla trasformazione industriale.
  • Rivedere i parametri di finanziamento delle aziende, premiando il lavoro invece che il possesso della terra, così come andranno riviste le soglie minime di finanziabilità e le percentuali di copertura dei finanziamenti per le realtà più piccole.
  • Riequilibrare l’attuale sistema incentrato sulla grande distribuzione organizzata, supportando la filiera corta e i sistemi alimentari locali, ad esempio sostenendo la diffusione dei mercati contadini e semplificando le norme per le trasformazioni alimentari per i produttori agricoli.
  • Predisporre un programma di riduzione dell’intensità di allevamento in Pianura Padana, trasferendo le risorse comunitarie a beneficio di una zootecnia sostenibile, valorizzando a tal fine le aree marginali.

6) Qualità dell’aria

L’aria è un bene universale. La pianura padana è una delle aree più inquinate dell’Unione Europea. L’inquinamento atmosferico è il primo rischio sanitario ambientale in Europa. Occorre una strategia di forte riduzione delle emissioni inquinanti.

Obiettivi

  • Adeguamento immediato degli obiettivi per la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria in linea con quelli europei di emissioni di CO2 e con le soglie di tutela della salute umana dell’OMS.
  • Rientro all’interno dei nuovi limiti con l’eliminazione con la riduzione a zero degli sforamenti in tempi brevi e su tutto il territorio regionale.

Strumenti

  • Transizione veloce a una produzione energetica interamente fondata su fonti rinnovabili.
  • Passaggio rapido alla mobilità elettrica, pubblica ed appropriata.
  • Riqualificazione energetica degli edifici.
  • Riqualificazione qualitativa degli allevamenti e riduzione dell’uso delle carni.
  • Efficientamento dei processi industriali.
  • Eliminazione dell’incenerimento dei rifiuti.
  • Ridefinizione in base alle nuove linee dei PAIR, PRIT, Piano Energetico Regionale e atti legislativi/amministratici correlati.

7) Mobilità

La politica dei trasporti finora ha privilegiato il trasporto individuale e su gomma a forte emissione di gas climalterante, condizionando gli investimenti in infrastrutture, l’assetto urbanistico e la cementificazione del suolo. Occorre passare alla mobilità leggera, pubblica, elettrica e appropriata al contesto e alle necessità, sia per le persone che per le merci. Il commercio internazionale va ripensato in un’ottica di compatibilità climatica che si ponga i seguenti obiettivi di sviluppo: ridurre il più possibile i flussi di merci e materie prime che attraversano il pianeta. La logistica delle merci deve essere alleggerita dall’incremento della filiera corta laddove possibile, o in alternativa privilegiando il trasporto ferroviario sulle lunghe tratte e la

ciclologistica/mobilità elettrica per l’ultimo miglio.

Obiettivi e strumenti

  • Promuovere un forte investimento sulla mobilità pubblica elettrica, in particolare su rotaia, per ammodernare il materiale carrozzabile e le linee, che vanno incrementate con nuove tratte o raddoppi e con estensione di orario,  con l’obiettivo di rendere possibile tutti gli spostamenti in modo adeguato con la stessa, di dimezzare il parco automobilistico privato regionale per il 2030  e trasformare quanto rimane in mobilità elettrica o a idrogeno verde, anche attraverso la riconversione del parco esistente.
  • Incentivare stabilmente l’acquisto di veicoli elettrici ed eliminazione degli incentivi per l’acquisto di tutti i veicoli termici, compresi quelli di nuova immatricolazione.
  • Facilitare la mobilità attiva e la micro mobilità (spostamenti a piedi, in bici e monopattini, elettrici O muscolari), progettando una rete ciclabile regionale senza discontinuità, che si integri con le reti ciclabili urbane.
  • In ambito urbano, procedere a una ridistribuzione dello spazio pubblico, sviluppando le zone pedonalizzate, delle ZTL ambientali, la limitazione a 30 km/h dei veicoli nelle aree urbane, l’eliminazione dei parcheggi nei centro storici, la riduzione del numero di corsie auto per favorire lo spazio dedicato ad altre utenze: corsie preferenziali per il trasporto pubblico, corsie ciclabili e marciapiedi ampi e sicuri, “strade scolastiche”.
  • Prevedere la gratuità del trasporto pubblico locale fino ai 25 anni di età
  • Definizione del nuovo PRIT e atti legislativi/amministrativi correlati

8) Turismo

Il turismo incide in Italia sull’8% del PIL, ed è responsabile del 6% delle emissioni di gas serra in Italia19. Il suo carico si riflette su un aumento dei sistemi antropizzati e delle costruzioni, sulla modifica di alcuni ecosistemi, sull’inquinamento delle risorse idriche e atmosferiche, oltre che sulla maggiore produzione di rifiuti.

Obiettivi e strumenti: 

  • Incentivare il turismo locale e  sostenibile, e rilanciare i canali  di turismo verde attraverso le  certificazioni e i marchi ambientali (Ecolabel, Travelife, AIAB, ICEA Eco  Turismo)
  • combattere il fenomeno del  turismo di massa, incentivando la  destagionalizzazione e rispettando la  capacità di carico turistica dei territori
  • incentivare l’uso del treno per gite  turistiche e soprattutto scolastiche; estendere i pass turistici per il  trasporto gratuito
  • disincentivare e limitare le crociere; promuovere strutture turistiche a rifiuti zero.

9) Biodiversità e riforestazione

Tutelare gli ecosistemi significa conservare la biodiversità, presupposto irrinunciabile per mantenere la resilienza, la capacità di far fronte in maniera attiva ad eventi traumatici e di adattarsi (auto ripararsi) ai cambiamenti che avvengono naturalmente.

Obiettivi

  • Aumentare del 30% le aree protette, comprese le aree marine.
  • Contribuire al ripristino di 25.000 km di fiumi a scorrimento libero nell’UE.
  • Incrementare l’agricoltura biologica e gli elementi caratteristici di un’elevata biodiversità sui terreni agricoli.
  • Invertire il declino degli impollinatori e ridurre l’uso e la nocività dei pesticidi del 50% entro il 2030.

Strumenti

  • Distinguere i boschi da lasciare alla libera evoluzione da quelli di produzione.
  • Intervenire su questo secondo gruppo di boschi per migliorarne la struttura ed incrementare le provvigioni (volumi) al fine di ricavare pregiato legname da opera e diminuire la quantità delle importazioni.
  • Aumentare la superficie di foreste privilegiando l’utilizzo di specie arboree autoctone.
  • Promuovere i sistemi agroforestali, per la loro capacità di integrare produzioni differenti.
  • Evitare piani antincendio pericolosi ed antiecologici che prevedano l’uso del fuoco prescritto.
  • Costruire una rete ecologica che crei continuità fra foreste, pianura coltivata e aree urbane a favore degli spostamenti animal.
  • Coinvolgere le associazioni ambientaliste e animaliste in tutto l’iter che porta a decisioni di pianificazione e programmazione faunistica e venatoria, dalle leggi regionali alle determine dirigenziali.
  • Rispondere e adeguare il territorio ai nuovi indirizzi europei della strategia sulla biodiversità a livello regionale.

10 ) Salute pubblica

L’emergenza covid ha messo in evidenza gli effetti disastrosi dei tagli alla sanità pubblica e ai passaggio ad una sua privatizzazione.

Obiettivi e strumenti:

  • Ritorno alla sanità pubblica e potenziamento degli organici e marginalizzazione della sanità privata.
  • Rafforzare la dimensione dei servizi territoriali.
  • Investire sulla prevenzione e su un ambiente sano.

SI
È DETTO DEL NOSTRO PATTO:

Spina nel fianco a tinte verdi per il governatore Stefano Bonaccini

il documento presentato da Bonaccini non è all’altezza della svolta necessaria per affrontare il tema urgentissimo della conversione ecologica e del contrasto al cambiamento climatico