Avete presente che nel giugno 2011, andammo a votare sui referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare? Il risultato fu clamoroso e chiarissimo: 27 milioni di cittadini italiani si espressero con più del 95% di SI’ per bocciare la privatizzazione del servizio idrico e di altri fondamentali servizi pubblici locali, compreso quello della gestione dei rifiuti.
La maggioranza assoluta degli elettori si pronunciò in modo forte per chiedere la ripubblicizzazione di questi servizi.
Ebbene, da quel momento in poi, anziché rispettare e attuare il responso popolare, a livello nazionale e a livello locale, i vari governi e amministrazioni hanno continuato a favorire le privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici. A livello nazionale, approvando provvedimenti che limitano e ostacolano il ricorso alla gestione pubblica. Allo stesso modo ci si è comportanti nelle regioni e nei comuni. In Emilia-Romagna, a parte qualche limitata gestione pubblica, tutto il servizio idrico e buona parte di quello dei rifiuti sono sostanzialmente gestiti da 2 grandi multiutilities quotate in Borsa, IREN a Piacenza, Parma e Reggio Emilia, e Hera a Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. IREN e HERA, al di là del fatto che i Comuni possiedono rilevanti quote societarie, si muovono dentro una logica privatistica, con l’obiettivo di massimizzare profitti e dividendi da distribuire ai soci privati e pubblici. Basta pensare che Hera, in termini cumulati e per tutti i servizi che eroga (acqua, rifiuti, distribuzione del gas e dell’energia elettrica), nel periodo 2019-2023 ha realizzato circa 1 miliardo e 700 milioni di € di profitti e distribuito in dividendi circa 900 milioni di €.
Le grandi multiutilities sono diventate macchine per produrre profitti, non per fornire servizi pubblici essenziali per i cittadini. La Regione Emilia-Romagna, tramite la sua agenzia regionale del servizio idrico e dei rifiuti Atersir, ha ampiamente sostenuto questi processi di privatizzazione. Anche con una legge regionale che ha deciso di prolungare tutti gli affidamenti del servizio idrico in regione fino alla fine del 2027.
Per questo, con la nostra proposta di legge di iniziativa popolare, vogliamo invertire questa situazione, cambiando radicalmente le scelte sin qui compiute nella nostra regione. Gli obiettivi di fondo che intendiamo perseguire con essa sono sostanzialmente due: il primo è quello di riaffermare il ruolo fondamentale della gestione pubblica del servizio idrico e di quella dei rifiuti urbani; il secondo è quello di avvicinare il luogo delle decisioni su questi servizi ai Comuni e ai cittadini, con il superamento di Atersir, l’Agenzia regionale del servizio idrico e dei rifiuti, nata nel 2011. Con la proposta di legge indichiamo la strada di incentivare la ripubblicizzazione del servizio idrico e di quello dei rifiuti, che dovrà essere completata dalla discussione dell’Assemblea regionale, anche con la messa a disposizione di apposite risorse. Poi, prevediamo il superamento di Atersir, necessario perché essa è divenuto uno strumento di centralizzazione regionale delle scelte e ha accompagnato le scelte di privatizzazione dei servizi, avviene con la disposizione di tornare ad ambiti di governo decisionali per il servizio idrico e di quello dei rifiuti a livello territoriale (di norma a dimensione provinciale o di area metropolitana), con l’idea di rendere nuovamente protagonisti gli Enti locali e i cittadini delle scelte di fondo che riguardano questi servizi.
Insomma, con la nostra proposta di legge di iniziativa popolare in tema di servizio idrico e di quello dei rifiuti ci ripromettiamo di rispettare l’esito dei referendum del 2011, ridare voce ai cittadini e ai Comuni e affermare l’idea che la gestione pubblica e partecipata è quella che maggiormente risponde agli interessi della collettività e delle comunità locali.


